La rivoluzione ha bisogno di cura

Si fa sempre più difficile la situazione delle popolazioni del Nord-Est della Siria. Dopo 9 anni di guerra e aver sconfitto ISIS sacrificando 11 mila persone, per lo più giovani, le più recenti invasioni della Turchia e l’attacco del regime siriano ad Idlib hanno aggravato la situazione umanitaria, resa in ultimo più drammatica dalle ridotte difese che è possibile mettere in campo contro il coronavirus.

La salute pubblica è un pilastro delle politiche sociali dell’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est, ma la chiusura dei confini ha ridotto drasticamente l’arrivo di aiuti internazionali, compresi quelli di natura solidale. Ma è sempre e soltanto l’Amministrazione autonoma che deve provvedere ai servizi sanitari per 5 milioni di persone, compreso 1,5 milioni di sfollati provenienti sia da città strappate all’Isis, come Raqqa che dalle zone invase dalla Turchia nel 2018 e nel 2019 ed ora da Idlib.

L’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est deve guardare oltre l’emergenza

Da una parte si segnalano gravi emergenze in specie negli affollati campi profughi, compreso malattie gravissime come la Leishmaniosis evidentemente legate alla condizioni igienico-sanitarie e ad un regime alimentare inadeguato, dall’altra l’Amministrazione Autonoma prosegue, attraverso una pluralità di strutture operative come Heyva Sor, la Fondazione delle donne libere del Rojava, l’Accademia medica di Mesopotamia a rafforzare il sistema sanitario aprendo nuovi servizi, formando operatori sanitari e, nei limiti del possibile, dotandoli di attrezzature.

Questa situazione rischia di bloccare lo sviluppo del sistema sanitario, bene primario per tutta la popolazione del Rojava che è sempre stato sostenuto dalla solidarietà italiana portando, fra l’altro alla costruzione dell’ospedale di Tell Temr. Anche recentemente, grazie ad una associazione genovese e alla Associazione dedicata ad Orso Tekoser, sono stati raccolte delle risorse che consentiranno di acquistare importanti attrezzature destinate alla Clinica mobile delle donne, inoltre è stato acquisito un ecografo portatile e si attendono le condizioni che consentono la sua spedizione. UIKI e Staffetta sanitaria intendono proseguire con questo percorso per favorire la nascita di nuovi presidi sanitari e per consentire l’acquisto di attrezzature e medicine.

Pensiamo sia importante fare una campagna mirata, cioè finalizzata a consentire l’acquisto di specifiche attrezzature o stock di medicine segnalate direttamente dalle strutture sanitarie locali. Sono tante le esigenze specifiche per consentire che il sistema sanitario, improntato a criteri universalistici e solidali, continui a svolgere la sua importante funzione. L’Accademia medica di Mesopotamia, l’Ambulatorio ortopedico di Qamishlo, la Clinica mobile della Fondazione delle donne libere del Rojava, il presidio sanitario in costruzione nel campo profughi di Shebah, le strutture sanitarie contano sulla solidarietà attiva.

 

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